L’artrosi non è una malattia tipica solo della terza età: colpisce spesso anche i giovani, e tra i maschi sono i più sportivi ad esserne penalizzati.
La chirurgia mininvasiva artroscopica aiuta ad evitare o almeno a ritardare il ricorso alle protesi. Chirurghi da tutto il mondo fanno il punto in Humanitas sabato 8 novembre.
Dagli esperti 7 consigli per allontanare il rischio di artrosi.
Rozzano, 7 novembre 2014 L’artrosi è la malattia cronica più diffusa tra gli over 75 nel nostro Paese* e colpisce soprattutto le donne (circa il 60% contro il 40% degli uomini). Nel caso dell’anca, in particolare, l’artrosi porta ad una degenerazione della cartilagine dell’articolazione coxo-femorale, la cavità destinata ad accogliere la testa del femore, con conseguenze invalidanti come dolore e difficoltà nei movimenti. Il risultato è un dolore intenso all’inguine che si irradia al ginocchio e all’anca, talvolta anche al gluteo. Se non trattato precocemente, quel dolore può portare a consumare l’articolazione e rendere necessario l’intervento di protesi con sostituzione dell’articolazione in giovane età.
Oggi tecniche diagnostiche e trattamenti chirurgici innovativi hanno modificato l’approccio alla malattia, in particolare nei giovani. Di trattamenti all’avanguardia per la cura dell’artrosi dell’anca si parlerà nel corso del convegno in programma sabato 8 novembre in Humanitas, al quale parteciperanno i massimi esperti del settore. Fra loro Guido Grappiolo, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia dell’Anca e Chirurgia Protesica di Humanitas, Richard Villar (Cambridge, UK), uno dei maggiori esperti mondiali di chirurgia conservativa dell’anca, fondatore e presidente della Società Internazionale di Artroscopia di anca, e Michael Leunig, responsabile del Dipartimento di Chirurgia dell’Anca della Schulthess Clinic di Zurigo e autore di numerose pubblicazioni.
Fino a pochi anni fa l’artrosi dell’anca veniva considerata una patologia tipica della terza età. In realtà, secondo il Riap (Registro italiano artro-protesi) sono oltre 90.000 le persone affette da artrosi che ricorrono all’intervento di protesi d’anca. Tra queste anche giovani, prevalentemente maschi quarantenni e sportivi. Sembra infatti che un’eccessiva e intensa attività sportiva prolungata, possa costituire un fattore di rischio per una precoce usura della cartilagine, una membrana elastica ma molto resistente che favorisce ogni movimento articolare; il risultato è lo sfregamento delle ossa che compongono l’articolazione con conseguente dolore tipico dell’artrosi dell’anca. “Oggi l’obiettivo degli specialisti – spiega Grappiolo – è trovare le soluzioni più adatte per il singolo paziente, tenendo conto della sua età e della gravità della situazione. In generale per il trattamento delle patologie degenerative dell’anziano, in buona salute, la soluzione migliore è la protesi, che garantisce efficienza per un numero adeguato di anni. Nel giovane invece vanno considerati, quando possibile, trattamenti alternativi, di chirurgia conservativa. Quest’ultima può essere praticata a cielo aperto oppure con tecnica mininvasiva artroscopia, scegliendo in base ad un algoritmo diagnostico la terapia più adatta”.
Interventi all’avanguardia per prevenire la protesi d’anca in giovane età
L’artroscopia d’anca è una tecnica di intervento innovativa che permette di correggere, in modo mininvasivo, le cause di dolore all’anca come il conflitto tra femore e acetabolo che porta alla distruzione della cartilagine. “L’intervento – spiega Grappiolo – prevede 3 piccoli fori di circa 5 millimetri ciascuno per l’accesso di una minuscola video-sonda che permette la visione globale dell’articolazione. In questo modo, il chirurgo è in grado sia di valutare de visu la causa del dolore sia di intervenire per risolverla.
Prima dell’intervento è fondamentale una corretta e precisa diagnosi: in Humanitas disponiamo di artro-risonanza ad alta definizione, esame diagnostico imprescindibile per pianificare un’adeguata correzione e prevedere il risultato dell’intervento.
I tempi di recupero dopo l’intervento in artroscopia sono di circa 2 mesi, e dopo 3-6 mesi è possibile riprendere appieno l’attività agonistica, che invece sarebbe sconsigliata nel caso di sostituzione dell’anca con una protesi”. I benefici per il paziente sono importanti. Innanzitutto la mini-invasività dell’intervento, che comporta cicatrici minime – solo tre piccoli fori sulla pelle per l’inserimento della video sonda – e ridotti tempi di recupero e ritorno alle normali attività quotidiane, perché muscoli e tessuti non vengono recisi durante l’intervento. Inoltre, è possibile risolvere il dolore già in sede di artroscopia e senza necessità di ulteriori interventi. La riabilitazione, infine, è prevista solo in alcuni casi, su indicazione del chirurgo.
 
7 CONSIGLI PER ALLONTANARE IL RISCHIO DI ARTROSI
 

  1. EVITARE IL SOVRAPPESO: se sottoposte a un carico di peso eccessivo, le articolazioni vanno incontro a degenerazione progressiva e quindi artrosi.

 

  1. SVOLGERE UNA MODERATA ATTIVITÀ FISICA: le articolazioni, se sollecitate eccessivamente da un’intensa attività sportiva, vanno incontro a usura, soprattutto in presenza di malformazione dell’anca.

 

  1. EVITARE DI DANNEGGIARE LE ARTICOLAZIONI: dopo i 40 anni, calcio, calcetto, rugby, corsa, anche jogging, e tennis se praticati con frequenza, sono gli sport che più di altri tendono a danneggiare le articolazioni perché richiedono movimenti ripetitivi e prolungati nel tempo.

 

  1. SCEGLIERE LO SPORT GIUSTO: nuoto, bicicletta, golf, camminate anche in montagna, pilates e yoga sono gli sport che mantengono in salute le articolazioni; anche la cyclette e il tapis roulant possono aiutare a mantenersi in forma durante il periodo invernale.

 

  1. EVITARE LA SEDENTARIETÀ: l’inattività porta all’irrigidimento dell’articolazione con conseguente dolore al movimento.

 

  1. MANGIAR SANO: una dieta sana ricca di vitamine, in particolare A, C, K, B12, omega3, e povera in proteine animali è l’ideale per mantenere sane le articolazioni oltre a ridurre il rischio di sovrappeso.

 

  1. RIDURRE L’ASSUNZIONE DI ALCOOL, CAFFÈ E SALE: questa triade riduce l’assorbimento del calcio e favorisce la decalcificazione delle ossa lunghe con aumento del rischio di osteoporosi, artrosi e fratture.