LETTA A SOCHI “DOVREBBE ESSERE UNA COSA SCONTATA” – “Volevamo fare una cosa sobria, perché i tempi sono quelli che sono”. Giovanni Malagò, il presidente del CONI, apre Casa Italia alla stampa, o meglio la doppia Casa Italia, visto che per le Olimpiadi invernali di Sochi si è dovuta letteralmente dividere in due. Seguendo la disposizione geografica dei Giochi di Putin, una sezione sta sul mare, vicino a una parte degli obiettivi olimpici. Ma esiste anche una dependance in alta montagna, a Rosa Khutor. Un investimento di 950mila euro, di cui quasi la metà coperto dagli sponsor. “Elegante, sobria” ma anche un “mezzo parto” poiché non era semplice, tra problemi organizzativi locali, burocrazia russa, incomprensioni linguistiche, prezzi esosi. Eppure per la “prima volta l’abbiamo realizzata in insourcing. Tutto fatto da Coni servizi, non abbiamo appaltato”. Il risultato: un ambiente accogliente, amichevole, sorridente, contraddistinto dalla buona cucina e dalla ospitalità italiana, dal gusto per i particolari. Privo di dettagli barocchi, che in questa olimpiade non mancano. Il non colore del ghiaccio e della neve. Divani bianchi, il buon caffè italiano, lo spumante. Potrebbe essere proprio in questo ambiente che dopo la cerimonia di apertura di Sochi 2014, il 7 febbraio, si esaudirà il desiderio del presidente del Consiglio Enrico Letta: una spaghettata con gli atleti. E poi, sabato, a vedere le gare. Letta viene a Sochi, come spiega Malagò, e “dovrebbe essere una cosa scontata”. Perché al di là del fatto che sia stato Vladimir Putin ad invitare direttamente il nostro premier, “mi sembra, da uomo di sport, che i rapporti industriali e commerciali con la Russia siano molto buoni. In più c’è in ballo un fortissimo desiderio di sostenere una eventuale candidatura olimpica”. SOCHI