DI CARMEN LENTINI –
ROZZANO – Inaugurato l’anno accademico dell’ Humanitas University, Medical School italiana in lingua inglese con due premi Nobel nella Faculty alla presenza del  Ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca Stefania Giannini,dell’assessore alle attività produttive, ricerca e innovazione di regione Lombardia, Mario Melazzini, e l’assessore al lavoro Valentina Aprea, dei sindaci Giuliano Pisapia (Milano), Barbara Agogliati (Rozzano) e Paolo Festa (Pieve Emanuele) del Presidente diHumanitas Gianfelice Rocca, del Rettore Marco Montorsi ed il Prorettore Alberto Mantovani. Nel corso della cerimonia, la presentazione dei lavori, già avviati, per la costruzione del nuovo campus di oltre 20mila mq. Ospite internazionale Seth Berkley, CEO di GAVI, con una lectio magistralis sui vaccini come investimento per salute e sicurezza globali. Sono iniziati da qualche settimana i lavori per il nuovo campus diHumanitas University, adiacente all’ospedale Humanitas e immerso nel verde del Parco Sud Milano, oltre 20 mila metri quadrati, e 4 nuovi edifici, dedicati rispettivamente a didattica, servizi per gli studenti, attività di ricerca e universitaria, residenze per studenti e ricercatori, sarà pronto per l’anno accademico 2017/18. Offrirà, anche un Simulation Center e servizi per gli studenti, dal residence agli spazi per lo studio alle aree dedicate alla pratica sportiva.
La cerimonia dell’inaugurazione del secondo anno accademico è stato un momento di celebrazione per la community di Humanitas University: 340 studenti provenienti da tutto il mondo e in particolare – oltre naturalmente all’Italia – da Regno Unito, USA, Grecia, India, Canada, Nigeria. Faculty internazionale composta da 23 docenti, 200 tutor medici e ricercatori e 7 visiting professor, fra cui i Premi Nobel per la medicina Rolf Zinkernagel e Jules Hoffmann. “Felice per aver tenuto a battesimo nel giugno 2014 l’atto di nascita dellUniversità di Humanitas che sancisce un punto di partenza di un progetto di qualità intensità e sancisce un punto di arrivo nel territorio in questa regione che mette insieme istituzioni di ricerca, cura e assistenza. – ha detto il ministro Giannini nel suo intervento – il modello Humanitas si colloca in un contesto internazionale che ha come obiettivo il miglioramento progressivo e costante della qualità nella ricerca scientifica”.
“I grandi teaching&research hospitals sono al centro del triangolo della conoscenza fatto di clinica, ricerca e didattica e si confrontano con le grandi domande etiche e con la necessità di essere economicamente sostenibili per poter offrire un servizio accessibile a tutti – spiega il Presidente Gianfelice Rocca -. Humanitas oggi è un teaching laboratory, un luogo in cui si impara facendo, in cui si produce ricerca di qualità, in cui si alimenta e si persegue una vocazione etica e umana della medicina. L’uomo è sempre al centro: il paziente in Humanitas, lo studente in Humanitas University. L’innovazione – in clinica, ricerca e didattica – è un elemento cardine del nostro modello: significa investire nella ricerca clinico-scientifica e in tecnologie all’avanguardia, in grado di cambiare la vita delle persone favorendo il trasferimento tecnologico e trasformando le nuove scoperte in cure per tutti. Significa anche formare una nuova generazione di professionisti in una dimensione internazionale, divenuta indispensabile per confrontarsi al meglio con le principali esperienze didattiche dei Paesi esteri e con il mondo del lavoro”.
Il Rettore Montorsi: così vogliamo attrarre e formare talenti da tutto il mondo “Già lo scorso anno, il primo di attività per Humanitas University – spiega il Rettore Marco Montorsi – il 12% dei nostri studenti veniva dal Regno Unito, Grecia, Francia, Svizzera. Quest’anno siamo a quota 44% studenti stranieri, e a seguito del pieno accreditamento abbiamo allargato l’offerta anche ai ragazzi provenienti da Paesi non comunitari. Abbiamo attivato tutti e 6 gli anni di corso e siamo impegnati in un piano che ci porterà a regime, nel 2017/2018, a contare su circa 1.000 studenti di cui fino alla metà stranieri”. “Crediamo fortemente nell’internazionalizzazione, fondamentale in un mondo sempre più globalizzato – prosegue il Rettore -. In Humanitas University, medici e infermieri del futuro vivono in un contesto open minded, perché nella Medicina i confini nazionali da sempre non esistono. Internazionalizzazione per noi significa da una parte fornire ai giovani italiani che scelgono le professioni medico-sanitarie il meglio delle capacità, indispensabili per poterle esercitare all’estero nell’ambito sia clinico sia della ricerca. Dall’altra parte, attrarre e formare talenti da tutto il mondo perché, al termine del loro periodo di formazione in Humanitas University, rientrando nei loro Paesi siano motore di conoscenza e innovazione”. Il nuovo campus: iniziati i lavori, pronto nel 2017 Un’altra caratteristica portante di Humanitas University è l’innovazione applicata alla didattica, basata sui più avanzati Interactive Learning Methods come Tutorship (con la presenza di 1 tutor ogni 2 studenti), ProblemBased Learning, Case Discussion, Simulation. Proprio la simulazione assume un ruolo sempre maggiore nel percorso di studi dei futuri medici e infermieri. Nel nuovo campus di oltre 20 mila metri quadrati, per il quale sono iniziati i lavori e che sarà pronto per l’anno accademico 2017/18, circa 1.000 saranno dedicati ad un Simulation Center di ultima generazione. La struttura, dedicata alle esercitazioni pratiche di supporto alla teoria, ospiterà al suo interno 4 sale operatorie, 3 regie multimediali, 2 ambulatori, 1 sala per le emergenze, 4 sale per i clinical e surgical skills, 1 aula microscopi, 1 wet lab. Il nuovo campus sorgerà alle spalle dell’attuale Centro di Ricerca e Didattica. Progettato dall’Architetto Filippo Taidelli, è concepito secondo i più moderni standard in termini di tecnologia e comfort ambientale, con ampie dotazioni al servizio della didattica e degli studenti. La costruzione, il cui valore complessivo si aggira sui 70 milioni di euro, si avvale dell’importante contributo di una donazione privata (22 milioni di dollari). La lecture di Seth Berkley, GAVI: l’importanza dei vaccini per la salute globale Ospite d’onore della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico di Humanitas University, Seth Berkley, CEO di GAVI, una grande partnership pubblico-privata votata a salvare milioni di bambini nei Paesi meno sviluppati, attraverso il finanziamento di programmi di immunizzazione e la promozione del potenziamento dei programmi sanitari. L’azione di GAVI sta trasformando in un obiettivo raggiungibile il sogno di vaccinare tutti i bambini dei paesi in via di sviluppo, ponendo fine all’ecatombe che si consuma ogni anno: in tutto il mondo, muoiono circa 10 milioni di bambini al di sotto dei 3 anni. Di questi, se ne potrebbero salvare almeno 2,5-3 milioni semplicemente permettendogli di utilizzare i vaccini più elementari. “I vaccini, non dimentichiamolo – spiega Alberto Mantovani, prorettore e docente di Humanitas University – sono l’intervento medico a basso costo che, più di tutti, ha cambiato la vita e la salute dell’uomo. E rappresentano un’assicurazione sulla vita dell’umanità. Senza i vaccini, tornerebbero a colpirci virus e batteri da tempo debellati, come poliomielite e difterite, e non avremmo un efficace scudo contro quelli che, prima o poi, ci troveremo a combattere in futuro. È un dato di fatto che certe malattie prosperano là dove ci sono difficolta oggettive a eseguire le vaccinazioni. In Siria, Afghanistan, Pakistan, Nigeria dove per situazioni di fragilità non è possibile raggiungere tutti i bambini, sono recentemente ricomparsi focolai di poliomelite, ad esempio. Eppure, ogni giorno i dati incontrovertibili legati alla bontà dei vaccini si scontrano con le numerose leggende metropolitane che vorrebbero legarne l’utilizzo all’insorgenza di malattie gravi, come l’autismo o la sclerosi multipla: falsi miti che causano una scarsa propensione delle persone alle vaccinazioni, mettendo seriamente a rischio la salute di tutti noi.  A livello globale. Perché, in un mondo dove i viaggi sono all’ordine del giorno le malattie degli altri non possono non riguardarci”.
 
La lecture di Seth Berkley, GAVI: l’importanza dei vaccini per la salute globale Ospite d’onore della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico di Humanitas University, Seth Berkley, CEO di GAVI, una grande partnership pubblico-privata votata a salvare milioni di bambini nei Paesi meno sviluppati, attraverso il finanziamento di programmi di immunizzazione e la promozione del potenziamento dei programmi sanitari. L’azione di GAVI sta trasformando in un obiettivo raggiungibile il sogno di vaccinare tutti i bambini dei paesi in via di sviluppo, ponendo fine all’ecatombe che si consuma ogni anno: in tutto il mondo, muoiono circa 10 milioni di bambini al di sotto dei 3 anni. Di questi, se ne potrebbero salvare almeno 2,5-3 milioni semplicemente permettendogli di utilizzare i vaccini più elementari. “I vaccini, non dimentichiamolo – spiega Alberto Mantovani, prorettore e docente di Humanitas University – sono l’intervento medico a basso costo che, più di tutti, ha cambiato la vita e la salute dell’uomo. E rappresentano un’assicurazione sulla vita dell’umanità. Senza i vaccini, tornerebbero a colpirci virus e batteri da tempo debellati, come poliomielite e difterite, e non avremmo un efficace scudo contro quelli che, prima o poi, ci troveremo a combattere in futuro. È un dato di fatto che certe malattie prosperano là dove ci sono difficolta oggettive a eseguire le vaccinazioni. In Siria, Afghanistan, Pakistan, Nigeria dove per situazioni di fragilità non è possibile raggiungere tutti i bambini, sono recentemente ricomparsi focolai di poliomelite, ad esempio. Eppure, ogni giorno i dati incontrovertibili legati alla bontà dei vaccini si scontrano con le numerose leggende metropolitane che vorrebbero legarne l’utilizzo all’insorgenza di malattie gravi, come l’autismo o la sclerosi multipla: falsi miti che causano una scarsa propensione delle persone alle vaccinazioni, mettendo seriamente a rischio la salute di tutti noi. A livello globale. Perché, in un mondo dove i viaggi sono all’ordine del giorno le malattie degli altri non possono non riguardarci”.
Entusiasta il sindaco di Pieve Emanuele Paolo Festa che ha parlato dell’importanza dello sviluppo e della ricerca nel sud Milano: “avere un polo universitario sul territorio è positivo per tutta la collettività”.“Humanitas è qualcosa di più. – ha invece affermato il sindaco di Rozzano Barbara Agogliati – E’ un punto fermo, ormai da anni, fin da quando un’altra donna, Maria Rosa Malinverno, che mi ha preceduto sulla poltrona di primo cittadino di Rozzano, diede la sua massima disponibilità alla realizzazione dell’ospedale. Perché fornire servizi, integrare eccellenze, confrontarsi e imparare dai migliori è l’unico modo per uscire dalla logica della periferia, a volte del ghetto, ed entrare nella dimensione della città, un titolo che abbiamo ottenuto dieci anni fa anche grazie alla presenza di Humanitas, una presenza che non ha creato strappi con il tessuto del territorio ma che anzi ha saputo valorizzarlo, a coronamento di un lungo percorso non privo di cadute.
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